57°

Balabà siederebbe ai piedi di un albero.
Appoggerebbe la schiena al tronco di uno dei pioppi in mezzo alla campagna, muovendo appena la testa per osservare i campi ormai sgombri del frumento con i resti della paglia bruciati dal sole, le piante di soia fitte e verdi, le foglie di mais che già si tingerebbero di giallo.
Appoggerebbe la schiena al tronco di un abete, respirerebbe piano, lasciando fluire nel naso il profumo di muschio umido cui si mescolerebbero a tratti l’odore di fungo e quello di cacca di mucca, ascolterebbe il rumore di un ruscello di cui vedrebbe il luccichio.
Appoggerebbe la schiena al tronco del solo pino lungo il sentiero alto sul mare, circondato da cespugli di rosmarino che riempirebbero l’aria di profumo che renderebbe più intenso il piacere di guardare le onde avvicinarsi alla riva e tingersi del bianco della schiuma.
Appoggerebbe la schiena al tronco di un albero sconosciuto, aggrappato a una roccia alta sul fiordo, osserverebbe l’acqua blu appena increspata dal vento che scivola tra le imponenti pareti che si allungano verso il mare aperto del paese dall’altra parte del mondo.
Balabà siederebbe ai piedi di un albero godendo la bellezza di ciò che avrebbe attorno a sé e gli parrebbe di amare ancora la vita.

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