51°

Balabà aprirebbe le braccia per volare via nel vento.
Volerebbe sopra il Prato della Valle, passando piano tra gli alberi e le statue, guardando persone che camminano o che siedono sull’erba nella luce pallida del mezzogiorno fresco di Novembre, assaporando momenti che presto non potranno più godere.
Volerebbe sopra una spiaggia deserta, sopra la sabbia disegnata dalle onde e dal vento, non segnata da impronte, umida di pioggia in un mattino scuro, sotto il cielo nascosto da dense nuvole grigie, che il tenue Maestrale fa scorrere lente.
Volerebbe sopra Central Park, osservando stupito l’inseguirsi degli infiniti colori dell’autunno sugli alberi e sui viali e sui sentieri, foglie da cui non può distogliere lo sguardo, immaginando i rami tra pochi giorni spogli, pronti a coprirsi della prima neve.
Volerebbe sopra un campo appena arato, terra rossa e forte distesa in lunghe fette una accanto all’altra, diritte verso l’orizzonte, lucenti dell’umidità della notte nel sole timido, i cui raggi filtrano incerti tra le nubi, che spesso li nascondono.
Balabà aprirebbe le braccia per volare via nel vento, vorrebbe lo portasse lontano da una vita che è già morte.

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