48°

Balabà ascolta il caldo attraversare la sua pelle e percorrere il suo corpo.
Lo ha ascoltato affacciandosi sull’abisso del Grand Canyon, sforzandosi di scacciare le vertigini, smarrendosi nelle ombre ancora lunghe del mattino d’Agosto, fissando i rari alberi e arbusti aggrappati alle scarpate e l’azzurro intenso del Colorado lucente e lontano.
Lo ha ascoltato seguendo Doc tra le balle di paglia nel primo pomeriggio, sentendo a ogni passo lo scricchiolio delle stoppie sotto i sandali e il raro gracchiare di poche cornacchie che volavano sopra di lui nel cielo afoso nel cuore dell’estate.
Lo ha ascoltato osservando il sole ancora un po’ alto sopra Uluru, che già mutava colore e si faceva più rosso, la pietra sembrava palpitare assorbendo i raggi ancora accecanti che fremevano nell’aria incredibilmente asciutta che scorreva tra le labbra aride.
Lo ha ascoltato, asciugando il volto dal sudore, mentre percorreva l’ultimo ripido tratto del sentiero, sentendo già il clamore fastidioso della folla che vedeva attorno al rifugio addossato alle pareti di roccia di cui avrebbe osservato l’arrossarsi nel tramonto.
Balabà ascolta il caldo attraversare la sua pelle e percorrere il suo corpo, vorrebbe farlo lontano dalle vie strette di città, potendo posare di nuovo lo sguardo su panorami che gli avrebbero donato la serenità che desiderava.

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