46°

Balabà ha visto le lucciole solo una volta quasi quarant’anni fa e quando ci pensa avverte quasi un vuoto.
Vorrebbe rivederle illuminare i boccioli di un rosaio, brillare sui petali rossi coperti di gocce di pioggia, sulle foglie grandi e piccole sui lunghi rami ossuti, sulle spine arcuate e ramate.
Vorrebbe rivederle volare basse sull’argine, riflettersi sull’asfalto lucido della strada, insinuarsi tra l’erba folta, accendendone i verdi diversi e facendoli scintillare più della luce della luna.
Vorrebbe rivederle attraversare irrequiete e far risplendere i rami carichi di foglie delle viti, regalare l’illusione del giorno ai piccoli acini che stanno creando grappoli.
Vorrebbe rivederle, ormai prossime alla fine nel freddo autunno di montagna, accarezzare il rossore degli aghi di larice, risvegliandolo nella notte, fare dell’albero una fiamma nel bosco.
Balabà ha visto le lucciole solo una volta quasi quarant’anni fa e quando ci pensa avverte quasi un vuoto, ma la fantasia lo riempie, accarezza il ricordo e vi sparge mille luci.

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