9° - 20.03.2021

Balabà conosce la stanchezza.
L’ha provata percorrendo in discesa una sentiero di montagna, mentre una tenue malinconia gli si diffondeva dentro, inevitabile nel lasciarsi alle spalle la vista che lo aveva inebriato.
L’ha provata poco più che bambino, su campi da tennis polverosi, dove si sforzava di ripetere i gesti insegnati dai maestri, sapendo che non lo avrebbe mai fatto da campione, chiedendosi perché sentisse il desiderio di piangere.
L’ha provata camminando una città prima sognata, attraversandola con innumerevoli altri, percorrendo le vie e i musei, ascoltandola e annusandola, con il corpo esausto che obbediva agli instancabili occhi.
L’ha provata al termine del giorno del raccolto, nella luce del tramonto, osservando l’ultimo rimorchio di mais allontanarsi sulla capezzagna, sollevato perché nulla era andato storto e anche quell’anno il lavoro suo e di altri trovava ricompensa.
Balabà conosce la stanchezza e sa che, ormai, è stanco solo della vita.

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