8° - 17.03.2021

Balabà percorre gli argini.
Ha percorso in primavera la scarpata di quello d’un canale di campagna, immerso nei cespugli di luppolo, raccogliendo i bruscandoli per un risotto e una frittata.
Ha percorso uno dei pochi rimasti in città, lungo una strada chiamata Riviera, ascoltando il rumore di piccole cascate e osservando le mura del Castello e la snella torre sormontata dalle cupole dell’osservatorio.
Ha percorso quello imponente del grande fiume, nel susseguirsi delle innumerevoli golene, alcune ombreggiate da pioppeti altre interrotte da tante piccole paludi; sentiva il canto degli uccelli e ne ammirava il volo.
Ha percorso quello lastricato, nel cuore di una metropoli, così diverso, non per le losanghe di pietra su cui camminava, ma per il rumore delle auto che scorrevano vicino, su un’ampia strada, e per il senso d’irrimediabile distacco dall’acqua, che vedeva, ma gli appariva troppo distante, quasi un’assenza.
Ha percorso quello vicino a un cimitero, nel sole pieno dell’estate, senza pensare alla morte, persuaso che fosse giusto trovare il riposo accanto al lento scorrere di un fiume.
Balabà percorrerà altri argini, curioso.

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