38° - 06.11.2022

Balabà sfiora una foglia di pioppo che si stacca dal ramo e cade ai suoi piedi in un volteggiare di riflessi argentati.
Ricorda l’autunno a Campiglio, percorre lentamente un sentiero ancora presto al mattino, in mezzo al bosco più amato e noto, scoprendo ciò che è diverso dall’estate e dall’inverno e si sofferma a osservare la brina che piano inizia a gocciolare da un rosso ramoscello di larice.
Ricorda l’autunno all’Antonianum, i rami quasi spogli, i colori delle poche foglie ancora aggrappate al ricordo dei mesi vissuti, nell’aria, come sempre, le tante voci, anche la sua, il suono dei palloni calciati sull’erba o fatti rimbalzare sull’asfalto. Si giocava, come sempre, incuranti dell’alito che condensava appena fuori dalle labbra.
Ricorda l’autunno a Central Park, ancora festoso per Halloween, bambini stretti ai loro costumi e adulti con in bocca l’asprezza della sbronza. Anche nella sua il ricordo dei Manhattan bevuti allo Studio 54. Aggiunge malinconia al pensiero che sta per lasciare New York e che svanisce il sogno di restare per sempre.
Ricorda l’autunno a Kyoto, i boschi attorno al Tempio d’Oro tinti di innumerevoli colori, foglie che risplendono nel sole e ondeggiano nel vento fresco prima di cadere. Immagina di poter restare lì giorni e giorni e guardare il tempo scorrere sugli alberi e sull’edificio luccicante, sperando che cada infine la neve.
Balabà sfiora un’altra foglia di pioppo che si stacca dal ramo, l’accoglie con garbo nelle mani e la guarda, nei suoi riflessi altri ricordi che può solo accarezzare.

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