29° - 15.03.2022

Balabà cerca rifugio nella fantasia alimentata dai ricordi.
Vorrebbe vedere un mare anche piatto davanti alla prua e ascoltare lo sbattere delle vele, solo a tratti riempite da un vento fiacco, stringere appena le mani attorno al timone nel calore tenue del sole pallido nella foschia di primavera.
Vorrebbe vedere la pista oltre il cadere lento dei fiocchi nelle nuvole basse, nel silenzio della montagna in una mattina di gennaio in cui solo lui e pochi altri hanno messo gli sci per correre sulle gobbe bianche e nei profondi avvallamenti.
Vorrebbe vedere la terra rossa e lucida nel sole di dicembre, le lunghe fette adagiate dall’aratro una accanto all’altra, pronte a sciogliersi pian piano grazie al gelo e alle piogge e a sgranarsi sotto l’erpice per accogliere semi da nutrire.
Vorrebbe vedere l’alba in giugno camminando un sentiero alto sul mare o in settembre in mezzo ai campi ormai sgombri dai raccolti o in marzo osservando le gemme lucenti di rugiada farsi un po’ rosse prima di tornare di un tenero verde.
Balabà cerca rifugio nella fantasia, ma sa di illudersi, che non può bastare a portarlo lontano dal dolore che ha dentro e intorno.

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