28° - 01.02.2022

Balabà vorrebbe un’isola dove tornare.
La percorrerebbe in inverno, stupito dalla neve stesa sulle modeste alture, posata sui rami spogli di alcuni alberi e su quelli verdi di altri, accumulata nei fossi dal vento che gliela porta negli occhi e che lo acceca.
La percorrerebbe in primavera, accarezzando con lo sguardo le gemme già sbocciate e i primi fiori che colorano la macchia, osservando rondini e passeri volare nel cielo limpido, qua e là chiazzato da timide nubi candide e trasparenti.
La percorrerebbe in estate, annusando il profumo del rosmarino e degli oleandri bianchi e rossi, oltre i quali si stende il mare, il tenue candore della schiuma sulle piccole onde che pigre si distendono sulla spiaggia, scurendo appena la sabbia dorata.
La percorrerebbe in autunno, senza provare tristezza per le foglie che cadono, guardandole disfarsi sulla terra umida di pioggia o correre nell’aria portate dal vento, ascoltando gli ultimi canti di uccelli, promesse di quello che tornerà.
Balabà vorrebbe un’isola dove tornare, in cui ogni attimo sarebbe forse come una carezza.

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