25° - 07.11.2021

Balabà, seduto sul divano, di sbieco oltre la finestra vede l’autunno nelle poche foglie rimaste nel giardino di fronte.
Lo ha visto camminando ai primi di novembre nei boschi di Campiglio, nel rossore dei larici tra gli abeti, nelle foglie sparse sul muschio, sui cespugli di mirtillo e sui rododendri, lì dove, solo pochi mesi prima, scopriva felice le teste scure dei porcini.
Lo ha visto sul finire di ottobre a Central Park, percorrendo un viale sotto una pioggia sottile, che faceva risplendere le foglie, quelle adagiate in terra, sull’asfalto e sull’erba del prato accanto a lui, e quelle che ancora resistevano, di innumerevoli colori, sui rami degli alberi.
Lo ha visto tornando verso la pianura, seduto al volante, distogliendo gli occhi dalla strada per osservare i gialli, i rossi, gli arancioni, i verdi non ancora del tutto sbiaditi, le infinite tinte dei boschi che attraversava, ascoltando la tenera malinconia dentro di sé.
Lo ha visto accompagnato da Doc in campagna, guardandolo annusare il tronco dei pioppi e le foglie che ne coprivano le radici prima di scegliere dove alzare la zampa, sorridendo della sua indecisione alzava lo sguardo per osservare i fitti rami ormai in gran parte spogli.
Balabà vede l’autunno, si scopre più che mai sereno nell’assistere allo spegnersi di vite che, diversamente dalla sua, presto si risveglieranno.

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