22° - 23.09.2021

Balabà non smette di sognare.
Ha sognato un airone cinerino, fermo nella nebbia che piano si muta in foschia, sparsa dal vento sulla terra bianca di brina nel mattino di gennaio. Lente si distendono le ali e si muovono nell’aria, pare quasi che le zolle lo trattengano, ma poi si alza in volo, verso il cielo che vorrebbe farsi azzurro.
Ha sognato un picchio aggrappato al tronco rugoso e chiaro di un pioppo bianco, una macchia gialla e verde sulla corteccia sbrecciata, tra le foglie che ondeggiano nel calore di un mezzogiorno estivo. Uno dopo l’altro, più frequenti, si susseguono i colpi del becco che si apre la strada verso la preda.
Ha sognato una civetta posata nella sera sui fili elettrici, quasi racchiusa in sé stessa si concede di tanto in tanto di fischiare, muove piano la testa e gli occhi, alla ricerca di un movimento che la induca ad alzarsi in volo.
Ha sognato un gheppio salire e scendere lentamente sopra il grano ormai dorato, disegnare cerchi nel blu battendo piano le ali, percorrendo il cielo quasi non volesse trascurarne neppure uno spicchio, seguendo la sua ombra che scivola sulle spighe, tra le quali, infine, scorge qualcosa e s’arresta nell’aria, preparandosi alla cattura.
Balabà non smette di sognare. Sogna di avere le ali e di aprirle per portarsi via. Per sempre.

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