20° - 06.08.2021

Balabà batte piano le ali e inizia il volo.
Ha volato basso sul mare, sfiorando le onde, sentendo innumerevoli gocce colpirlo dolcemente, portare sulle labbra il sapore del sale, asciugarsi presto sulla pelle, che sentiva prudere piacevolmente mentre si alzava per vedere meglio la sua ombra correre sull’acqua, veloce.
Ha volato alto sulla distesa rossa del deserto, osservando le Olgas avvicinarsi, mutare continuamente davanti ai suoi occhi, rilucendo sempre diverse nel sole che scendeva lento, rendendo ancora torrida l’aria che avvolgeva il suo corpo.
Ha volato pigramente sopra il Prato della Valle nel tepore della primavera, accostandosi fino a sfiorare alcune delle statue che abbracciano l’Isola Memmia, perdendosi a osservarla, incantato come i tanti che, sotto di lui, percorrevano la bellezza nel cuore di Padova.
Ha volato scendendo e salendo nel vento teso che s’insinuava tra le guglie frastagliate del Latemar, coperte di neve, disegnando cerchi sempre più stretti sopra le cime degli alberi per avvicinarsi al lago di Carezza, sulla cui superficie ghiacciata specchiarsi nella luce di un mezzogiorno di febbraio.
Balabà batte piano le ali e si posa a terra. Finché avrà fiato, volerà sulle meraviglie attorno a lui, anche quelle che altri non vedono.

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