17° - 01.06.2021

Balabà vorrebbe guardare un lago.
Ha camminato lungo il lago Ontario, ancora presto una mattina d’agosto. Scrutava la foschia afosa che lo copriva, immaginando certo non vedendo, là dove s’addensava il velo bianco, l’arcobaleno delle cascate del Niagara.
Ha camminato da bambino sulla sponda del lago di Carezza, guardando il Latemar che sovrastava la foresta, ancora qua e là spruzzato di neve. Avrebbe, forse, sorriso se non avesse temuto di vedere apparire tra gli abeti uno dei Norgg che aveva sentito dire vivessero nel bosco.
Ha camminato accanto al palazzo dell’Onu mentre smetteva di piovere in un sabato di settembre. Davanti a lui, una dopo l’altra, innumerevoli vele si aprivano sul lago di Ginevra, correndo veloci sull’acqua percorsa ancora dalle onde alzate dal vento, il cui soffio portava lontano il temporale.
Ha camminato lungo la riva del lago di Te Anau, il più amato, nella limpida mattina di un gennaio estivo, smarrendosi nel luccicare d’acqua azzurra come in un sogno e nella scarna bellezza delle montagne che la cingevano sulla sponda opposta.
Balabà vorrebbe guardare ancora un lago, lasciando i suoi occhi percorrerlo, scivolare sull’acqua come per accarezzarla.

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